Da mesi il rincaro sul costo dell’energia, del gas e delle materie prime colpisce le piccole e medie imprese del tessuto economico emiliano ed italiano. Nel pieno della ripresa post pandemia infatti, in Europa e nel mondo si registrano cali drastici di disponibilità di gas e carbone, e ciò ha influenzato il costo dell’energia elettrica. Alcuni paesi come la Spagna, hanno deciso di attuare una scelta tenace: tassare i produttori di energia idroelettrica e nucleare – non colpiti dal rincaro dei costi subito dai produttori di energia termoelettrica le cui centrali sono alimentate a gas e carbone – contando di usare il ricavato delle nuove imposte per ridurre bollette a cittadini e imprese. Il Premier Mario Draghi proprio pochi giorni fa al Consiglio Europeo ha spronato i leader UE e la commissione europea ad essere più ambiziosi e ad accelerare sui prossimi passi relativamente all’aumento dei prezzi dell’energia.
Nel frattempo le aziende si trovano in difficoltà e non riescono a definire lo scenario nel quale saranno costrette ad operare nel breve –medio futuro. Esemplare è a questo proposito il caso dell’azienda associata a Confapi Emilia Tintoria Emiliana di cui riportiamo qualche dato: azienda energivora modenese con un costo di energia importante da sempre in bilancio. Da anni acquista energia con una politica di programmazione del costo per evitare di incorrere in situazioni economicamente variabili e inaspettate. Quest’anno, per la prima volta, l’azienda si è trovata ad affrontare un costo di standard metro cubo di metano più che triplicato da euro 0,17 ad euro 0,88 circa senza avere ad oggi concrete possibilità di fissare tariffe competitive per l’anno 2022. L’aumento dei costi quindi si ripercuoterà inevitabilmente sulla clientela e ciò creerà non poche problematiche.
«Viviamo in balia degli eventi – ha commentato Roberto Lodi, uno dei soci dell’azienda – abbiamo fatto diverse simulazioni di bilancio per cercare di prevedere quanto rincaro ancora dovremmo aspettarci, ma è impossibile stabilirlo. Ciò che più dispiace è che a subirne le conseguenze saranno anche i nostri clienti, a cui cercheremo comunque di andare incontro il più possibile. È fondamentale per noi e per tutte le aziende nella nostra condizione che la politica si muova e si imponga. Non possono essere sempre le piccole e medie imprese a soffrire le conseguenze peggiori di scelte politiche e geopolitiche sbagliate».
Anche Maurizio Casasco, Presidente di Confapi e di Cea-Pme, ha preso posizione sulla tematica, dichiarando estremo sconcerto per la poca cura dell’Europa nella salvaguardia delle industrie manifatturiere, quali sono la maggior parte delle PMI italiane.
Confapi e Confapi Emilia infatti ritengono che la causa dei forti rincari energetici sia da rintracciare in politiche climatiche sbagliate che hanno prodotto un calo dell’offerta e innalzato il valore dei beni energetici, lasciando in questo modo molto spazio anche all’economia americana, capace di acquistare le poche materie prime che ci sono senza difficoltà grazie all’aumento salariale generalizzato.
Fondamentale sarà fare leva anche sulle risorse energetiche interne sviluppando per esempio centrali idriche, vista la ricchezza idrica dell’Italia, e ripensando anche alle centrali nucleari, «molto più sicure di altre soluzioni» ha dichiarato Casasco.