«Materie prime, costi dell’energia e Covid: imprese allo stremo»
«Siamo in presenza di una tempesta perfetta».
Alberto Cirelli è da fine settembre il presidente di Confapi Emilia, associazione che raggruppa circa 450 aziende tra Modena, Bologna e Reggio Emilia con 11mila dipendenti totali. La tempesta alla quale si riferisce è quella che affrontano le imprese locali tra impennata dei costi delle materie prime e dell’energia, lavoratori a casa in quarantena e seri rischi di non poter dar seguito agli ordinativi del 2022.
«In alcuni settori conviene chiudere perché altrimenti si lavora in perdita. In poche settimane ora rischiamo di buttare un anno. E la politica, che pure giustamente si occupa ora dei candidati alla presidenza della Repubblica, dovrebbe preoccuparsi anche della situazione – spiega Cirelli – che in questo momento vivono le aziende italiane». Modenese, 61 anni, il presidente di Confapi Emilia è socio e direttore marketing della GEP Informatica di Correggio, dove lavora da quasi 25 anni. «Prendiamo il problema dell’aumento dei costi di energia elettrica e gas: sono state fatte scelte strutturali in passato che ora paghiamo e che ci hanno fatto diventare totalmente dipendenti da altri Paesi. L’Italia ha detto stop alle trivelle, ai gasdotti, al nucleare. Oggi – spiega – ne riparliamo ma anche tornando sui nostri passi ci vorranno 15-20 anni per modificare le cose. L’aumento delle materie prime come ferro, acciaio, microchip è sicuramente l’effetto anche di una bolla speculativa, mentre quello dell’energia dipende da accordi più o meno chiusi fatti in passato con fornitori diversi e con tipologie differenti, buona parte dei quali entro quest’anno arriveranno alla scadenza. La politica, nazionale ed europea, deve però avere una maggiore consapevolezza di ciò che accade, che dipende da variabili geopolitiche come i conflitti tra Usa-Russia e il crescente ruolo della Cina. Il governo Draghi, che pure stimiamo molto, è intervenuto ad esempio per calmierare le bollette delle famiglie, ma per quelle delle aziende non ha ipotizzato nulla».
Cirelli ricorda che per quello che riguarda l’energia elettrica i prezzi sono aumentati da 2 a 5 volte rispetto a quelli del recente passato per le imprese più energivore e si aggiunge il problema Covid: «Si rischia di fermare la produzione nelle pmi perché anche se questi lavoratori sono asintomatici sono comunque positivi finché un tampone non certifica il contrario e l’Ausl non lo conferma. Dobbiamo dare risposte diverse – conclude Cirelli – Ovviamente devono essere basate su accurate verifiche scientifiche ma l’economia non può sopportare a lungo questa situazione».