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Intervista al presidente Alberto Cirelli

Gli imprenditori vanno in Ucraina “Porteremo in Italia chi soffre”

Confapi ha organizzato una spedizione con otto pulmini guidati dagli associati che partirà il 25 marzo. Tra i promotori c’è Alberto Cirelli titolare dell’azienda correggese GEP: “Volevamo fare qualcosa di utile”

 

“Una confederazione di associati che prima di tutto sono esseri umani con una grande sensibilità”. Ecco come Alberto Cirelli, presidente di Confapi Emilia nonché titolare dell’azienda d’informatica correggese GEP, presenta il microcosmo di questo gruppo costituito da piccole e medie imprese, che insieme hanno deciso di partecipare a una raccolta fondi per dare vita a una nuova iniziativa solidale nei confronti del popolo ucraino. Il 25 marzo otto pulmini guidati da dipendenti di Confapi Emilia, da imprenditori associati e volontari, con a bordo anche il direttore di Confapi Emilia, Stefano Bianchi e la presidente Gruppo Donne, Barbara Sabellico, partiranno da Modena carichi di acqua e ogni altro tipo di genere alimentare per attraversare l’Austria e la Repubblica Ceca. L’obiettivo è quello di raggiungere la cittadina di Przemysl, in Polonia, che si trova proprio al confine con l’Ucraina, dove circa una trentina di mamme e bambini aspettano di essere prelevati dal centro di stazionamento di rifugiati Tesco. Ad attenderli un lungo viaggio che si concluderà domenica 27, quando finalmente queste persone potranno ricongiungersi ad amici e parenti residenti in Italia, nello specifico in alcune zone del Veneto e nelle città di Bologna, Modena e Reggio.

L’idea maturata da uno degli associati, Luciano Tona, chef di alto livello e titolare di Dieci Group srl, ha preso piede rapidamente, come conferma Cirelli: “nessuno si è tirato indietro, appena è esplosa questa situazione la prima domanda che ci siamo posti è stata che cosa possiamo fare per aiutare? Così abbiamo preso accordi con la Caritas polacca e abbiamo messo in piedi quest’iniziativa. Ognuno ha fatto qualcosa, c’è chi ha donato per le risorse e chi ha messo a disposizione i mezzi di trasporto”.

 

Questa bellissima iniziativa non prevede solo il ricongiungimento dei rifugiati alle famiglie che si trovano in Italia, ma in questo progetto solidale è prevista anche una seconda fase, come spiega Cirelli: “I nostri valori ci hanno portato a proporci per aiutare queste persone, ma abbiamo annesso all’aiuto umanitario anche una progettualità. Infatti, ci stiamo muovendo attraverso la grande rete dei nostri associati per trovare un lavoro a queste persone, in modo che possano essere autonome anche nel nostro paese”. Una seconda fase piuttosto delicata e Cirelli se ne rende conto: “So che queste persone reduci da un grande choc potrebbero non recepire l’essenzialità della proposta di un lavoro che le impegni per un lasso di tempo prolungato. Immagino che abbiano tutti il desiderio di tornare a casa al più presto, ma con l’aiuto di psicologi e mediatori culturali faremo il possibile per fargli comprendere che la fine della loro permanenza in Italia non ha ancora un data stabilita purtroppo e che noi ce la stiamo mettendo tutta per aiutarli”.

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