Gentile imprenditore, gentile imprenditrice,
dopo l’incontro dello scorso 20 luglio è proseguito il confronto tra il Ministero del Lavoro con il Ministero della Salute, L’Inl, Inps, Inail e le Parti Sociali sugli impatti dell’evoluzione delle condizioni climatiche sui contesti lavorativi e produttivi.
Nell’ambito del tavolo è stata avviata la discussione sulla bozza di protocollo per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro e sono stati annunciati interventi normativi sulla cassa integrazione per l’edilizia e ‘agricoltura per eventi meteo. In particolare, nella seduta del Consiglio dei Ministri del 26 luglio, è stato approvato un decreto legge che consente ai datori di lavoro dei settori edili, lapidei ed agricoli, di chiedere la Cigo e la Cisoa anche ad ore e, soprattutto, sottrae questi periodi dal computo del massimale previsto dal D.lgs n. 148/2015, rispettivamente di 52 settimane nel biennio mobile per la Cigo e di 90 giorni nell’anno solare per l’agricoltura.
E’ opportuno ricordare come nel primo momento di confronto del 20 luglio scorso, ci si era dedicati alla disamina delle misure vigenti ed alla valutazione di eventuali nuove iniziative organiche. In particolare, il Ministero del Lavoro si era reso disponibile a collaborare alla stesura di un protocollo congiunto con le Parti sociali, in cui affrontare i temi dell’organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l’emergenza caldo. Si era inoltre concordato il sostegno ad una capillare diffusione delle informazioni utili a preservare la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, in presenza di condizioni meteo complicate.
Cosa prevede la bozza di protocollo
La bozza di protocollo si sviluppa analizzando una serie di profili che vanno dalla valutazione dei rischi e dei fattori di rischio legati all’età, alla presenza di patologie croniche ed alle mansioni, alla sorveglianza sanitaria ed alla riorganizzazione dei turni.
Si prevede che i datori di lavoro, nel rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, unitamente alle possibilità di ricorrere al lavoro agile ed agli ammortizzatori sociali (si veda a tale proposito la nostra circolare n. 182/2023) , sono chiamati ad adeguare gli attuali modelli organizzativi alle esigenze di contenimento dei rischi derivanti dall’esposizione ad alte temperature, a quelle percepite tali, e ad ondate di calore, nell’ottica di una piena tutela delle condizioni psicofisiche dei lavoratori.
Si prospetta allora la possibilità di una revisione dei piani di lavoro per eliminare o, quando non possibile, ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali, che prevede la riprogrammazione in giorni con condizioni meteo-climatiche più favorevoli, le attività non prioritarie e da svolgersi all’aperto, la pianificazione delle attività che richiedono un maggior sforzo fisico durante i momenti più freschi della giornata, l’alternanza dei turni, l’interruzione del lavoro in casi estremi quando il rischio è molto alto, la variazione di inizio lavori, nonché evitare che i lavoratori svolgano la propria attività da soli, in modo da assicurare, in caso di necessità, l’attivazione immediata del soccorso.
Quanto alle pause, deve essere tra l’altro assicurata la disponibilità di aree completamente ombreggiate o climatizzate. Compatibilmente con la tipologia di attività lavorativa svolta, vanno previsti segnali acustici, messaggi audio e altre modalità di comunicazione per aumentare il livello di consapevolezza e responsabilità riguardo ai rischi delle alte temperature o percepite tali.
Va poi prevista una formazione specifica anche per i preposti e per gli addetti al primo soccorso (si ricorda in modo particolare, per quanto riguarda i preposti, che l’Ispettorato nazionale del lavoro, con nota dello scorso 21 luglio, ha fatto rientrare questi soggetti tra quelli che, in caso di eccessivo calore, hanno i potere di far interrompere, anche solo temporaneamente, l’attività lavorativa; egli è comunque chiamato a segnalare tempestivamente al datore di lavoro e al dirigente le non conformità accertate, in caso di deficienze o condizioni di pericolo emerse durante la propria vigilanza).
Il protocollo fornisce poi indicazioni pratiche anche su aspetti come l’idratazione o l’abbigliamento (uso di un abbigliamento traspirante, del copricapo ed anche, su specifica prescrizione del medico competente, di creme solari ad alta protezione). Si prevede poi un sistema di sorveglianza sanitaria da parte del medico competente.